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Rocco Futia | Narrativa - La notte del Kharmeil    Ultimo a ggiornamento    30.6.2008

 


La narrativa illeggibile [?]:
tre cornici e una sfida infinita tra il Narratore e il Bibliotecario...
ma anche una ricerca dell’identità dentro il mistero.


copertina Kharmeil

Romanzo, pagine 383
Copyright © 2000 by Rocco Futia


LIPPOLIS EDITORE

«L’abisso che ci separa da noi stessi (se mai ci separa) è così impercorribile che vi sprofondiamo senza neppure accorgercene,» diceva la voce tibetana, dispiegandosi lieve e veloce tra un arco e l’altro del tempio.
«L’abisso che ci separa dagli altri e dalle cose (se mai ci separa) è senza limiti: vi sconfiniamo più di mille volte al giorno senza sapere perché. Alla fine ci rimarrà solo un po’ di cenere da spargere al suono del corno,» faceva eco il coro, affondando il mistero della cattedrale di pietra grigia.
[…]
«Ogni sera tenta di cogliere una voce, lontana nel tempo, assai vicina però nella sua memoria.»
«Una voce?»
«La voce di una giovane, il cui volto è dipinto per sempre nel suo sguardo rivolto a ponente.»

[… ] la notte più incantata e più diabolica di tutte: la notte del Kharmeil.

[…] alla fine, si può ben dire che Mahalayad è un immenso impero di ruffiani e prostitute, di visionari e mercanti, di nobili in complotto e senza scrupoli, di patriarchi che hanno dimenticato i versi dei semplici e sono inclini alla lussuria, di cartomanti che cercano ogni giorno di svelare un arcano o un intrigo maledetto, di danzatrici che sognano un’alba di velluto e un velo leggendario.

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Sara‘h Coodigan (recensione)
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