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LEONARDO PASQUONZO (rampollo, letterato...)
– il primo libro di Rocco Futia sul genietto di Gnomello –
 
  Pasquonzata  

LA BIBLIOTECA DI LEONARDO PASQUONZO
(descrizione parziale)

«[...] La mattina di martedì sette marzo 1978, Leonardo Pasquonzo, lasciato furtivamente il letto coniugale (che di coniugale aveva oramai molto poco…), si diresse nel suo magnifico studio tutto mobili antichi e sciccherie da collezione bibliofila, in particolare vecchie riviste e giornali d’epoca, rotocalchi, elenchi delle cafonaggini, registri di felloni, registri dei minchioni “per ordine ascendente di minchioneria, per ordine inverso o discendente di citrulleria” (distinta in citrulleria altera, citrulleria modesta e citrulleria infame), cataloghi degli imperi, estratti di cartigli, chiose di psalteria, bibbie vietate e incomplete, tavole salmodiche, orari ferroviari estivi e invernali o stagionali o provvisori, elenchi pubblicitari, codici postali italiani e stranieri, ricerche sulle fasi lunari (di interesse anche per sua moglie), elenchi farmacologici, storie dei campionati di calcio e dei mondiali, cataloghi per la vendita per corrispondenza, trattatelli sulle stoffe, sulle carte da parato, sui pellami, sui plastificati e laminati, cataloghi dei liquori e dei vini italiani e francesi, elenchi dei fondachi, delle botteghe, degli speziali, delle possessioni et signorie, delle mallevarie.

      Accese la luce e sedette dietro la scrivania (tutta di noce pregiata, con porpora e cristalli, oltre a qualche argento) appartenuta chissà a quali illustri scribitori. Con pupille luminose osservò gli scaffali, alti fino al soffitto: scorse velocemente elenchi cronologici dei vescovi delle diocesi di Ferroto, Bagoscia, Scarola, Ficolune, Verbino, Libeta e Prontero, registri degli abati degli ordini maggiori, medi e minori, registri dei coristi e cappellani, carte gnostiche sparse qua e là, libri della smorfia e della cabala dei numeri, libri o tabelle per il calcolo delle uscite al lotto e alle corse dei cavalli, elenchi dei fabbricanti di mostarda, torrone e dolci alle mandorle, cataloghi dei “sellai et guarnamentai”, elenchi dei notari, giudici di conciliazione e relativi codici, copie di registri delle vendette e dei soprusi.

      Leonardo Pasquonzo sembrava guardare nel vuoto. Ed invece seguiva con la massima cura, da uno scaffale all’altro, elenchi delle baldanze, esaltazioni, sollazzi e diletti, registri delle “disputazioni, persuasioni et accusationi”, elenchi delle carnovalate, allegorie, panzane e degli aneddoti, indici delle zuffe, furie e degli abbonimenti e rimedi, libri sul “desinare et digiunare per voto aut peccato”, libelli “su le passioni, lamentazioni et sbigottimenti”, indici delle carte, dei belletti, registri delle taverne, delle bettole e delle osterie, libri dei pedanti, degli illetterati.

      Prese carta e penna e cominciò a pensare se doveva scrivere in tono adirato, con registro austero, come un vero uomo, offeso nell’onore e nella gloria. E in quel preciso istante sfilarono sotto i suoi occhi libri sulla bachicultura, elenchi dei telai e delle tessitrici, dei mugnai, illustrazioni sugli arnesi da caccia, sulle misure, su argani e altri congegni, trattatelli sull’impiego della ginestra e della iuta, pagine preziose sull’uso dei rinfrescanti, dei lassativi e delle erbe mediche, lunghi paragrafi scelti sull’uso dei concimi (ceneri varie, sterco di asino, di bue, di cavallo e mulo, di pecora e gallina, di capra), indovinelli sull’avarizia, sulla lussuria, sulla cupidità, elenchi “de’ Calandrini e de’ Chichibi”.

     Ci voleva un’arringa: alta, intonata, e certamente un po’ ampollosa, un po’ irridente, un po’ grondante di sudore, un po’ molliccia, nel vero stile di Leonardo Pasquonzo. Ripensava al destinatario e sembrava cercarlo nello scaffale alla sua destra, fra libelli riguardanti gli unguenti d’uso notturno e diurno, trattati sui veli e fazzoletti delle donne e delle fanciulle, elenchi dei tacchi delle scarpe per le adolescenti da marito, trattati sugli abiti da sposa e sulle conocchie, trattati sui giochi con le carte antiche e moderne, trattati sulla “morra, zecchinetta, mazzetto e sette e mezzo”, elenchi delle servitù e dei pedaggi, regole sui mercati del bestiame e delle verdure, regole sulla vendita di tabacchi, petrolio e sale, cataloghi dei tabacchi italiani ed esteri, regole sul commercio delle castagne e delle patate, elenchi dei massari, vasai, calzolai, falegnami, sarti, vinaioli ambulanti, merciai, potatori di vigna, carrettieri, carbonai, cataloghi dei vinelli locali, minuscoli o brevi trattati sui salami.

       Leonardo Pasquonzo si rilassò un attimo: nei casi in cui più urge far chiarezza, si disse, e cercare la verità, meditò, è consigliabile mantenere la calma. Per questo continuò ad ammirare libelli in cui si elencano tenebre, silenzi, disperazioni et monotonie, “losinghe & rinomanze”, “sentenzie, comandamenti & contemplazioni”, reverenzie & gradi d’onore e di vergogna, iniquitadi, peccati & ribellioni.

       Non poté resistere di fronte agli elenchi dei metalli preziosi e delle pietre, ai libri sulle monete e i francobolli, ai registri dei mestieri scomparsi, ai cataloghi dei merletti e alle regole sulla dote, ai trattati sui mezzani di matrimonio e affari, alle regole sul saluto nei giorni feriali, festivi e nelle ricorrenze, ai trattati sul bacio ai parenti (alle donne anziane, alle donne sposate, agli zii, ai cugini, ai ragazzi, ai neonati, ai malati e agli infermi) e agli estranei o agli sconosciuti, alle regole matrimoniali. E, così, saltarono fuori anche i trattatelli sulle acconciature, i registri della biancheria non compresa nella dote, i registri del bucato e i cataloghi dei saponi, i registri degli “insulti et vituperazioni”, i libri sul corteggiamento in chiesa e per strada, le regole per le “madri delle spose, per i padrini et compari di battezzandi et cresimandi”, i libri sui costumi domestici, sui convenevoli, sulle obbedienze e sulle consuetudini, i cataloghi dei regali, l’elenco delle formule di ringraziamento votivo, per favore ricevuto, per denaro avuto in prestito, per onore soddisfatto o salvato, per benedicenza pubblica, per aiuto morale nello sconforto o nel dolore, per benevola intermediazione non richiesta, per presentazione di persona importante o potente, il registro dei casi in cui le donne debbono presentarsi “in pianto, scapigliate e scinte”, gli estratti dei registri delle fattoresse e degli amministratori, dei coloni e degli agronomi, le regole per apprendisti di mestieri, le regole per fidanzati, le liste delle baruffe, i trattati sul brindisi, l’elenco delle simulazioni in pubblico e degli inganni in affari, sentimenti, promesse e conciliaboli, i compendi dei sermoni pasquali e dell’Avvento, i compendi dei minerali, i grandi libri di mitologia, demonologia, alchimia, negromanzia e spiritismo, i compendi “su gli elfi et alii spiritelli innocui”, eccetera, eccetera.

      Leonardo Pasquonzo suppose che se il tono adirato era più proficuo nei ‘faccia a faccia’, il tono dei legulei (attraverso il quale si simula un’arringa per destare preoccupazione nel destinatario), appariva il più congeniale al caso suo.»

[...]

  Da: Rocco Futia, Leonardo Pasquonzo (rampollo, letterato...),
romanzo a episodi, Messina, Lippolis 1998, pp. 71-75.

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