Rocco Futia rappresenta una tendenza culturale innovativa e in parte trasgressiva rispetto ai consueti canoni di fare cultura e scrittura. Dagli anni Ottanta in poi, sia nel campo poetico e letterario, sia in quello saggistico, ha colto e interpretato il fenomeno della complessità, trasferendo nei suoi racconti, nei saggi brevi e nelle altre opere di finzione una costante provocazione intellettuale che, alla fin fine, è la sua sfida a cialtroni, impostori, pseudo-letterati e ruffiani (come sostiene Domenico Antonio Cusato).
Infatti, sono molti i comprimari dell’ormai ben conosciuto Leonardo Pasquonzo. Ma, a confronto del celebre letterato sorrognino, essi sono minuscole blatte che scoppiano d’invidia, tafani che sorridono ai ruffiani, cimici che si affannaro ad occupare le stanze della comunicazione, lendini giganti che si fingono mostriciattoli per le vie del centro cittadino per ingannare o intimorire gli stolti, ecc. ecc. E Leonardo Pasquonzo, probabilmente, li sta deridendo o, forse, sta preparando una sacrosanta iettatura contro ognuno di loro, o incidendo un vezzo che nessuno potrà abradere mai.
I comprimari dello stolto sembrano tutti uguali, ma in realtà non lo sono. Gli imitatori del letterato di Gnomello sembrano tutti diversi, ma non lo sono. I capicaccole della borgata sembrano assomigliarsi e vestire alla stessa moda, ma non è così. Lo sanno perfino le maddamme arrivate in città dalle periferie del circondario a sfoggiare sorrisi ambulanti.